Quando in agenzia si concepisce un’affissione abbiamo ben presente che il tempo di lettura sarà molto breve: tre secondi più o meno. Quando ci approcciamo ad un video, anche istituzionale, il terrore che duri più di un minuto si impone al desiderio di raccontare nel dettaglio il brand, e allora vai con la sintesi. Siamo creativi, siamo qui apposta.
Quando tocca ad una brochure, il tempo sembra invece esserci amico: il nostro user potrebbe anche starci interi minuti a leggere e sfogliare quanto vogliamo comunicargli; già, e se poi invece ci cestina subito? O se già dalle prime righe sotto un titolo che ce la mette tutta per essere smart e pieno di promesse, la bodycopy non ce la fa, un’immagine dice “stop” al cervello dell’interlocutore, e allora “puff!” anche il tempo della brochure è finito?
Il packaging resta con te a lungo. A minuti, a ore, a giorni o a settimane nel posto che abiti, che tu lo chiami casa, auto, ufficio. Il packaging ti parla ogni mattina, quando sei in bagno e lui è lì, a ricordarti di provare a fermare il tempo che passa con il suo infallibile sostegno; quando metti in tavola i tuoi biscotti, quando apri la dispensa e vedi quella farina che non riesce a tacere, quel pacco di pasta che ti ricorda che “pe’ fa’ ‘e cose bone ce vo’ tiemp”. Apri il frigo, e ti ricordi di fare l’amore. Con il sapore, ovvio.
Valorizzare il packaging di prodotto è fondamentale, per farsi scegliere dallo scaffale, e per farsi riscegliere ogni giorno. La marca racconta: e come le storie che si vogliono ascoltare sempre più volte, rassicura. Accompagna. Fidelizza.
Chiara Bacci
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